Questa settimana sul numero in edicola di Gioia ho letto un bellissimo articolo firmato da Silvia Ballestra dal titolo “Perché nelle scuole italiane non si parla di donne esemplari?“. Un pezzo che mi ha colpita sia perché ha toccato un argomento fondamentale nella società di oggi, ma anche perché si tratta di un tema che sento vicino perché oltre che una giornalista assetata di notizie sono la madre di una bambina di 5 anni.

Silvia Ballestra parte raccontando la sua esperienza di scrittrice che ha lavorato alla stesura del volume “Christine e la città delle dame“, a sua volta ispirato dal libro (che non conoscevo ma che ora cercherò senz’altro) “La città delle dame” di Christine De Pizan.

Ma chi fu Christine De Pizan? Ebbene ho scoperto solo ora grazie a Silvia che si tratta della prima scrittrice della storia, la capostipite di tutte noi, una figura assolutamente eccezionale e tutta da scoprire visto che visse nel XV secolo e che nel suo libro raccontò le storie delle donne che hanno fatto la storia. Indignata dalla misoginia dell’epoca Christine decise infatti di scrivere questo racconto in cui radunava in un’unica città tutte le donne celebri in campo politico, letterario, artistico, religioso… per farne degli esempi e combattere così a suo modo il pensiero maschilista imperante.

Silvia Ballestra ho così ripreso la storia della mamma di tutte le scrittrice, ridando vita alla sua città delle dame, e, come accade quando si pubblica un libro ha girato per librerie, manifestazioni e scuole per presentare il suo volume uscito con Laterza.

Ma proprio qui nelle scuole è accaduto qualcosa di sconvolgente e preoccupante, oggetto anche dell’articolo di cui vi sto parlando.

Quando nelle classi Silvia insieme all’illustratrice del libro Rita Petruccioli ha posto la domanda “Quali donne mettereste nella vostra città delle dame?”, cercando così i nomi delle donne che oggi ispirano gli studenti e i giovani, diventando loro eroi e modelli nelle aule è sceso un silenzio imbarazzante e imbarazzato.

Gli unici nomi ad essere venuti fuori sono stati quello di Samantha Cristoforetti (era il 2015, l’anno del suo viaggio nello spazio), Tania Cagnotto, Carolina Kostner, timidamente qualcuno ha citato Michelle Obama e J.K. Rowling e nient’altro, se non la supermediatica Belen e la regina Elisabetta.

I nomi della politica, della letteratura, del giornalismo, dell’attualità uscivano a stento, o addirittura non erano noti a quei giovani.


Perché? Le storie, le azioni, i pensieri di donne e uomini virtuosi, che si sono distinti e che si distinguono ogni giorno nella vita sociale di un Paese come l’Italia o del Mondo intero non sono conosciuti dagli studenti di oggi, che così n0n hanno un confronto stimolante, un modello a cui ispirarsi, una spinta che dia forza ed energia alle loro vita, alla loro sete di affermazione.

Mancano i modelli o forse semplicemente non vengono raccontati e questo è un errore drammatico in cui si rischia di cadere.

A fare notizia in questo periodo è stato un libro che ha pensato proprio ai giovani e alle giovani di oggi, offrendo storie di vite straordinarie da leggere come favole della buona notte. Sto parlando ovviamente di “Storie della buonanotte per bambine ribelli” scritto da Francesca Cavallo ed Elena Favilli edito da Mondadori.

Un libro bello, interessante, stimolante perché rende godibili e fiabesche le vite di 100 donne straordinarie che si sono distinte nella storia negli ambiti più diversi, da Serena Williams a Malala Yousafzai, da Rita Levi Montalcini a Frida Kahlo, da Margherita Hack a Michelle Obama. Scienziate, pittrici, astronaute, sollevatrici di pesi, musiciste, giudici, chef… esempi di coraggio, determinazione e generosità per chiunque voglia realizzare i propri sogni. Sì perché le nuove generazioni hanno fame di esempi ma ancor più di sogni ed è nostro dovere soddisfare questo bisogno per il loro bene. La responsabilità? Non solo della scuola, ma di tutti, di noi genitori, di ciò che proponiamo ai nostri figli come intrattenimento e gioco…


Un gioco, che è molto di più, è Barbie e lei da sempre ha portato avanti questo concetto di dare alle bambine un esempio valido, stimolante e virtuoso: una donna che può essere tutto ciò che vuole, emancipata, bella, istruita, affermata, capace. Il motto “Puoi essere ciò che vuoi” è un messaggio di straordinaria forza e se accompagnamo ad esso la storia di donne e uomini che ce l’hanno fatta il gioco è fatto!

 

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