Torna questa sera Cucine da incubo, il format che vede come protagonista indiscusso lo chef del momento. Lui Antonino Cannavacciuolo, il cuoco grande, verace e sempre più amato dagli italiani, quello che a dispetto della sua stazza e degli schiaffi che elargisce a destra e a manca, ha il cuore tenero, colmo di sentimento e di amore per la sua terra, per il buon cibo, per la moglie Cinzia e suo figlio, per Villa Crespi, la sua casa e il sogno divenuto realtà, e per tutto quello che lo emoziona.

Un ritorno in grande stile con tante novità a partire dal canale: il programma infatti arriva in chiaro sul nuovissimo canale Nove del digitale terrestre.

Tutti davanti alla tv allora alle 21.15 per scoprire i nuovi casi disperati che dovrà risolvere lo chef stellato, grazie alle sue capacità imprenditoriali oltre che culinarie.

E’ con Cucine da incubo che Cannavacciuolo ha inaugurato la sua esperienza televisiva, conquistando da subito il pubblico, che lo ha amato già dalla prima puntata con quel modo tutto suo di rimproverare tipico del buon padre di famiglia, da una parte il polso duro e dall’altra la mano tesa a dare consigli, a insegnare i segreti del mestiere e a dare una seconda possibilità.

Del tutto diverso dal suo alter ego inglese, Gordon Ramsay, Antonino Cannavacciuolo è l’uomo che rimprovera ma consiglia, assaggia i piatti precotti (lontani anni luce dal suo tipo di cucina) e ne elenca i punti critici uno dietro l’altro, senza tralasciarne alcuno.

Dal Nord al Sud lo chef andrà alla scoperta delle cucine da incubo da salvare, quelle dalle cappe sporche e dai frigoriferi maleodoranti, quelle ferme agli anni ’70 nell’arredamento e non solo, quelle che stanno per dichiarare bancarotta.

Ora lo chef torna con Cucine da Incubo, reduce del grandissimo successo di Masterchef, dove la sua presenza e il suo carisma l’hanno fatta da padrone, conquistandosi una fetta di fan sempre più numerosa.

Nell’ultimo giorno di riprese del programma l’ho raggiunto a poche ore dal ciak finale per una chiacchierata sul suo ultimo libro “Il piatto forte è l’emozione: 50 ricette dal Sud al Nord” edito Einaudi, sull’esperienza a Masterchef al fianco di Bruno Barbieri, Carlo Cracco e Joe Bastianich e sull’imminente riapertura di Villa Crespi.

Poco meno di un’ora a disposizione, tante tantissime domande sul mio taccuino e una stanza d’albergo invasa di tutto l’occorrente per le riprese: sul tavolo il rasoio, i quotidiani con le recensioni del libro, alcuni smartphone e un cestino di frutta messo in un angolo.

Quando apro la porta della camera lo trovo chino a firmare le cartoline con la sua faccia per le tante, tantissime fan che ormai lo amano e lo fermano per strada.

Ritmi serrati per la conclusione delle riprese, le tante interviste e la presentazione fatta il giorno prima al Mondadori Megastore di Piazza Duomo, lo chef mostra qualche segno di stanchezza nello sguardo, ma da subito anche una disponibilità e una gentilezza che colpisce.

Lo staff si chiude nell’altra stanza per informarsi sulla classifica dei libri più venduti della settimana e intanto, mentre io prendo dalla borsa carta e penna, portano dal piano di sotto la sua giacca da chef stirata e inamidata: è grande, candida e perfetta, senza nemmeno una piega.

Parto con le mie domande ma mi rendo conto da subito che con lui no non serviranno. Sarà invece una chiacchierata sul suo modo di pensare al cibo, alla buona cucina e a quell’emozione che lui cerca sempre di mettere nel piatto.

Mi parla dei suoi ricordi di bambino, delle tradizioni che porta dentro di sé, come un marchio sulla pelle, come quella della festa del maiale che nella sua terra è un vero e proprio rito.

Chef Cannavacciuolo prende in mano il suo libro e lo sfoglia, commentando uno dietro l’altro i piatti fotografati: mi racconta quello che c’è dietro, quale emozione è legata ad esso, come per la ricetta del “Melone bianco, salsa di arachidi, pomodoro e polpo verace”, sintesi nel piatto di una tipica giornata di sole in spiaggia.

Non ci siamo mai visti prima ma nelle sue parole scopre tutto sé stesso, quelle radici che affondano nella terra della campagna, quella cura nel dettaglio che fa dell’impiattamento una vera e propria arte, imparata dal padre che decorava torte quasi fossero sculture, e infine quel pronosticare che in un futuro non troppo lontano saranno proprio i contadini ad andare in tv, e non più gli chef.

Ha un amore profondo, pieno di rispetto e di cura, per il cibo, gli ingredienti e tutto ciò che arriva sulla sua tavola. Lui che sceglie ogni elemento con attenzione, toccando, annusando e assaporandone il gusto, trova che si sia dimenticata l’arcaica devozione al cibo. Mi parla di cosa mangiamo, o meglio di cosa crediamo di mangiare, risultato dello sfruttamento della terra per il nostro piacere smisurato di avere in pentola in qualsiasi momento dell’anno ciò di cui abbiamo voglia.

A questo punto con la sua mano grande e curata (perché è vero che bisogna sporcarsi le mani in cucina, come ha ripetuto più volte a Masterchef, ma poi per toccare gli ingredienti, sceglierli e disporli nel piatto serve tanta delicatezza e precisione) prende una fragola dal cestino di frutta: è grossa, rossissima e incredibilmente perfetta oltre che finta. La fa cadere sul tavolo e le gocce d’acqua che la ricoprono bagnano tutt’intorno, anche il mio foglio, e, contro ogni legge fisica, rimbalza di colpo, quasi fosse una pallina di gomma.

Parla perché sa di cosa parla Antonino Cannavacciuolo. Cosa che di questi tempi è assai rara.

Ci fanno cenno di chiudere in fretta perché la troupe sul set aspetta lo chef per partire, ma lui capisce che ho ancora bisogno di sapere, di scoprire il suo mondo, per completare la mia intervista e allora con tono di voce fermo e accomodante dice: “Facciamo ancora 10 minuti”.

Dieci minuti per chiedergli più possibile sui suoi progetti, sui ragazzi che ha conosciuto a Masterchef, sui mesi che lo attendono e tanto altro.

Mi confida di essersi trovato benissimo nei panni di giudice del talent culinario per eccellenza e di stimare da sempre Carlo Cracco: “Per me è stato un vero punto di riferimento: quando io stavo iniziando questo mestiere lui era già sul pezzo, era già affermato e poteva contare su importanti collaborazioni.

Alla fine parliamo di Villa Crespi, il paradiso sul Lago d’Orta, che è la sua casa, il luogo dove, indossata la casacca da chef, si sente sé stesso, al fianco della moglie, inseparabile compagna di vita e di lavoro, e dove ci tiene ad essere sempre presente per conoscere i suoi ospiti, scambiare quattro chiacchiere e stupirli con entrèe da Mille e una notte.

Proprio in questi giorni riapre le sue porte Villa Crespi e lo fa mostrando l’abito da festa, con nuovi spazi, nuove sorprese e la magia che quel luogo incantato sa regalare a chiunque ne varchi la soglia.

3, 2, 1 si parte. L’auto fuori è pronta e tutti si affrettano.

Antonino non mostra neanche per un minuto fretta o voglia di alzarsi da quel tavolo. Prima di andarmene ci salutiamo, ci facciamo scattare una foto e gli faccio i miei auguri per il grande evento che lo attende ad aprile.

Sì perché il 19 aprile sarà la volta di un grande evento: la cucina arriverà allo Stadio Olimpico con “Pure tu vuoi fare lo chef? La scelta”, uno spettacolo di alta formazione per chi desidera fare ristorazione.

Quasi sulla porta gli chiedo: “Pronto?” E lui: “Una grande sfida. Non vedo l’ora.

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