Oggi è l’1 ottobre, inizia un nuovo mese, ma è anche il primo giorno dell’iniziativa Il tempo delle donne, la festa-festival del Corriere della Sera, nata da un’idea del Blog «La 27ora» e realizzato con «Io Donna», la «Fondazione «Corriere della Sera»  e «Valore D», con il sostegno degli assessorati alla Cultura del Comune di Milano e inserito nel programma «Expo in città».

Quattro giorni di incontri, eventi, workshop e tanto altro con al centro il tema delle donne ed in particolar modo quello della maternità, con’iniziativa coinvolgente, da vivere in prima persona nella piazza reale della Triennale e nella piazza virtuale della condivisione sui social. Sto parlando infatti del wall che man mano si verrà a definire proprio in Triennale grazie al mosaico fatto di tante fotografie, realizzate all’interno dello speciale set fotografico allestito  da venerdì a domenica. Le immagini, stampate in tempo reale, comporranno infatti un grande muro di ricordi e di emozioni legati al tema della maternità e condiviso sui social con l’hashtag #TuttoSuMiaMadre.

Il programma della manifestazione è un susseguirsi di incontri interessanti tra tematiche forti sulle condizioni estreme di tante donne e appuntamenti invece più leggeri ma sempre con al centro l’universo femminile, fatto di bellezza, passioni, lavoro, emozioni e sentimenti.

In tutto questo però l’importante è non commettere un grave errore; cioè archiviare l’uomo, come se fosse meno importante, qualcosa di cui si può fare a meno o addirittura da additare come il male per tutte quelle conquiste che ancora devono arrivare.

Sì perché l’uomo, troppo spesso ghettizzato dal pensiero femminista che lo ritrae come un Homer Simpson sdraiato sul divano, dal pensiero basico e dai bisogni primari quali sesso, birra e calcio, non è così o almeno non lo è più.

Certo ce ne saranno di uomini ancorati ancora a quella tipologia cavernicola e maschilista, ma diamo risalto anche a tutti quei mariti che sempre più spesso sono presenze costanti, aiuto e sostegno quotidiano tra le mura di casa, per non parlare di tutti quei padri che sono un esempio per i propri figli, un modello presente e costante, un compagno di giochi e un maestro di emozioni.

Probabilmente le mie parole scateneranno l’ira di tante donne che sempre più spesso vedo arrabbiate con il genere maschile, ma a parlare è una donna anch’essa, una giornalista, una moglie ed una mamma, testimone di un meraviglioso esempio di uomo. E se non vi bastasse ve ne posso raccontare due.

Il primo è mio marito, l’amore della mia vita, la perfetta estensione di me, la persona che è in grado di migliorarmi giorno per giorno, accettarmi per quella che sono, esaltarmi con le sue parole e guardarmi con gli occhi pieni di orgoglio per le mie conquiste e di comprensione per i piccoli insuccessi che capitano dietro l’angolo. Un uomo che ama fare l’uomo e lo dico con orgoglio, a cui piace arrivare a casa e trovare la cena pronta o farsi coccolare dai miei pensieri per lui, come un caldo risveglio al profumo di pancake. Ma un uomo anche che instancabilmente mi aiuta là dove io non posso arrivare, che sistema la casa per farmi scrivere l’ultimo articolo o che mi prepara la colazione per farmi dormire qualche minuto in più. Ma oltre ad essere un marito è anche un padre meraviglioso, uno di quelli che si sdraia sul letto con la nostra bambina e si mette a disegnare il cielo con lei, riempiendolo di stelle e alberi altissimi dai frutti colorati e con tante scimmiette aggrappate ai rami.

Il mio tempo è il suo ed il suo il mio. E per questo lo ringrazierò sempre. Perché se sono tornata a lavorare a pochi mesi dal parto lo devo anche a lui (oltre che alla mia famiglia) e se ogni giorno cerco di realizzare i miei sogni è grazie al suo sostegno e al suo credere in me. A fare ciò però è anche un altro uomo. Un’altra generazione, un’altra personalità, un altro carattere ma sempre un uomo presente, modello di valori e di vita… mio padre.

E’ anche grazie a lui se sono quella che sono: mi ha cresciuta con i valori sani e fondanti dell’amore, del rispetto, della fatica e dell’impegno, dell’onestà e della fiducia.

Lui di tempo per me ne ha dedicato tanto sin da quando ero bambina e trascorreva con me ore e ore tra i ripassi per le interrogazioni, le vacanze, le lezioni di sci e tanto altro.

Sul mio romanzo “La casa dei matrimoni” parlo in qualche passo di lui, di noi e voglio lasciarvi così, con queste parole.

Perché il tempo delle donne spesso, anche se non sempre, può passare per quello degli uomini e quando accade è un meraviglioso dono.

“Fiorenzo guardava la sua bambina, ripensando al giorno che l’aveva tenuta tra le mani per la prima volta.

Avevano un rapporto speciale che andava ben oltre il solito legame padre-figlia, forse perché durante l’infanzia si era dovuto far carico di tanti compiti, per via di quegli alti e bassi da cui dipendeva sempre la salute di Marina. La osservava assorta a guardare fuori dal finestrino,con il bouquet in mano e una calma composta, quasi non stesse accadendo nulla di eccezionale.

Era fiero della sua bambina, della donna che era diventata e per un attimo avrebbe desiderato fermare il tempo per parlare con lei, dirsi tutte le cose che nella frenesia degli ultimi giorni non era riuscito a chiederle, ma ormai la chiesa era all’orizzonte e bisognava scendere.”

 

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