Una donna, un autobus, un diritto negato e una conquista arrivata da un piccolo gesto pieno di dignità e umanità. Sono questi gli ingredienti di uno dei fatti più noti della storia in merito alla conquista dei diritti degli afroamericani e non solo. Era il 1955 e Rosa Parks, una donna di colore esausta dalla giornata passata a lavorare come sarta in una fabbrica americana decise di cambiare la sua storia e quella degli afroamericani semplicemente mettendosi a sedere in uno dei posti non riservati ai neri. Poco dopo di lei salì un uomo bianco, che restò in piedi. Dopo qualche fermata l’autista chiese a Rosa di lasciare libero quel posto. Lei non si scompose e rifiutò di alzarsi con dignitosa fermezza. Da quel piccolo gesto prese il via la lotta non violenta di Martin Luther King con il boicottaggio dei mezzi pubblici, la marcia degli afromericani e tutto quello che ne conseguì. Un gesto coraggioso, colmo di dignità, fatto da una donna come tante altre, che aveva lavorato per ore e ore, che aveva male ai piedi e alla schiena, che a casa avrebbe trovato altro lavoro da fare per mettere la cena in tavola, pulire, rassettare. A distanza di oltre 60 anni da quel fatto tante cose sono cambiate grazie a Rosa Parks, a Martin Luter King, a chi ha dato voce col passare del tempo a quei diritti e a quei valori, e tanto ancora si può e si deve fare.
Tuttavia leggere la notizia dello sciopero di domani, 8 marzo, giorno della festa della donna, una delle giornate più contestate, derise, snaturate, mi ha fatto provare un grande fastidio, da donna, da lavoratrice, da madre.
Chi mi conosce sa che non sono una femminista, non sposo la gran parte delle battaglie che donne come me portano avanti in fatto di lavoro, di come “gestire” la casa e la famiglia, e men che meno di aborto. Ciò nonostante sono una donna felice di essere nata donna, cosciente delle conquiste fatte che permettono anche a persone come me di fare un lavoro che desiderano, di poter comportarsi in un certo modo e di vivere libera da tante costrizioni che invece i nostri avi hanno dovuto vivere sulla propria pelle. In più ogni qualvolta ce ne sia l’occasione mi metto a disposizione di realtà importanti come Fondazione Pangea Onlus ( a proposito non dimenticate l’iniziativa #inbarbaallaviolenza della fondazione. Tra poco ve ne parlerò anche io), che con il proprio operato ogni giorno cercano di conquistare qualche diritto in più a favore delle donne oppresse, sottomesse, rendendole autonome, libere.
Per me esiste la violenza da condannare in tutte le sue forme, non una violenza di classe a e una di serie b, esistono diritti inalienabili per tutti, indipendentemente dal colore della pelle, dall’età, dalla posizione geografica di dove uno vive ecc
Prendere l’8 marzo e farne una giornata di sciopero non ha senso e non lo ha per diversi motivi. 1) Chi subirà sulla propria pelle gli effetti di questo sciopero dei mezzi? Ebbene sì, le donne. Anche loro. Se pensavate di fare un dispetto solo agli uomini avete sbagliato di grosso. Domani come ogni mattina si alzeranno dal letto e usciranno per andare al lavoro uomini e donne. A loro che sia l’8 marzo o chissà quale altro giorno importerà poco: al padre di famiglia che ha il mutuo da pagare e le scadenze delle rette scolastiche dei figli sembrerà una giornata identica a tutte le altre, una giornata in cui sarà necessario lavorare per portare a casa quei soldi indispensabili per poter andare avanti e così anche alla signora che, in piedi dalle 5 del mattino, dovrà prendere il tram per andare a fare le pulizie come ogni giorno, da 30 anni a questa parte. Pensate che questa donna si sentirà maggiormente importante o con qualche diritto in tasca in più quando dovrà aspettare mezz’ora, un’ora il suo tram alla fermata, per riuscire a salire su uno dei pochissimi mezzi in servizio stracolmo di gente, stipata alle altre persone arrabbiate, nervose e in ritardo, o peggio quando dovrà farsi a piedi la strada per non arrivare in ritardo e quindi non perdere parte de suo stipendio? Lo sciopero dei mezzi non porterà a nulla, se non diciamocelo francamente al far lavorare meno qualcuno, a cui sicuramente la lotta per i diritti delle donne non è in cima alle priorità della vita. Lo sciopero di 24 ore, ribattezzato «Lotto marzo» è stato proclamato dai sindacati Usi, Slai Cobas, Cobas, Confederazione dei Comitati di Base, Usb, Sial Cobas, Usi-Ait, Usb, Sgb, Flc e Cgil.
2) Anche la scuola pare aderirà allo sciopero. Già me li vedo i bambini e i ragazzi orgogliosi di fare qualcosa per il loro futuro, non facendo lezione o posticipando verifiche e interrogazioni. E’ forse più importante una giornata di sciopero per le donne che una formazione morale che passa attraverso l’istruzione quotidiana, il rispetto dell’altro, i valori fondanti della società? L’8 marzo a casa per le donne e il 9 magari in classe a fare i bulli contro le bambine più deboli. Non è così che si fanno le conquiste del domani.
3)Ma non finisce qui. Lo sciopero non riguarderà solo mezzi e scuole, ma udite udite anche il lavoro. Sì perché se c’è una cosa che alle donne, a tutte, sta a cuore è il lavoro. Dopo aver conquistato il diritto di poter lavorare e poter ricoprire ruoli professionali tra i più vari ecco che allora scegliamo di scioperare. Bizzarro, controverso, senza senso. L’obbiettivo, come si legge sul sito di “Non una di meno”, l’associazione italiana che ha promosso questa iniziativa, sposando quella sostenuta dal “Movimento Internazionale delle donne”, è ribadire anche attraverso l’astensione dal lavoro il rifiuto della violenza di genere in tutte le sue forme: oppressione, sfruttamento, sessismo, razzismo, omo e transfobia. Ci saranno cortei e manifestazioni, assemblee nelle piazze, scuole e ospedali.
L’assurdo arriva proprio dal sito, dove si legge che le donne domani potranno astenersi dal lavoro e dalle attività domestiche, con tanto di vademecum (https://nonunadimeno.wordpress.com/po…/sciopero-lotto-marzo/).
Insomma domani sulla carta pare si fermerà l’Italia e perché? Per conquistare nuovi diritti.
Beh io domani lavorerò e anche molto. Ho l’agenda piena e nel 2017 sono fiera che lo sia. Ci lamentiamo che non c’è lavoro e per conquistare un diritto cessiamo di lavorare? Io francamente è col mio lavoro che combatto la mia lotta, quella di mia figlia e quella delle altre donne come me. E’ dando voce ad esse, è comportandomi eticamente, tendendo la mano a chi ha bisogno, ascoltandone le storie e raccontandole. Rosa Parks quel giorno non decise di non lavorare, decise di alzare la testa, fiera, orgogliosa di essere nera e donna, fece quello che doveva fare, lavorare come ogni altro giorno, e col suo gesto non violento, senza privare altri di alcuna libertà fece più di ogni altra donna.
Su uno dei manifesti appesi per le città campeggia l’immagine di uno dei film d’animazione della Disney che amo di più: la Principessa e il Ranocchio. Una giovane donna di colore nella New Orleans degli anni ’20 combatte l’ingiustizia della società maschilista e razzista non incrociando le braccia, ma lavorando fino allo sfinimento per un sogno. E’ lei che salva il principe e non il contrario, è lei che realizza i suoi desideri grazie alla sua determinazione, alla sua forza e al suo essere straordinariamente donna. Ecco prendiamo spunto da lei domani, dopodomani, sempre. Le conquiste si fanno giorno per giorno, nel rispetto degli altri e di se stessi. Solo così cambierà il mondo! #8marzo #lottomarzo #donne #lavoriamo#iodiconoallasciopero #rosaparks #conquiste

Condividi...Share on FacebookShare on Google+Tweet about this on TwitterShare on LinkedInPin on Pinterest