7 dicembre, casella numero 7 da aprire e dietro troviamo lui, lo chef che ama farsi chiamare Oste e Cuoco, naturalmente lui Filippo La Mantia. Lui, che ha fatto in cucina una vera e propria rivoluzione abolendo la cipolla, oggi omaggia Milano e la sua tradizione cucinando per gli ospiti della cena di gala dopo la Prima della Scala.

E sempre di rivoluzione si parla perché l’opera in scena, l’Andrea Chénier di Umberto Giordano, è ambientata negli anni della presa della Bastiglia e perché sempre in tema di rivoluzione sarà lui, siciliano doc a cucinare per la cena più milanese di sempre, secondo la tradizione sì, ma con quell’animo appassionato e caldo che solo il re della melanzana potrebbe mettere nel piatto.

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La Mantia cucinerà infatti  per i 500 ospiti della Prima, nei prestigiosi saloni della Società  del Giardino in via San Paolo.

Lo chef palermitano si è detto felice, emozionato da questa grande sorpresa, che sancisce a tutti gli effetti il suo forte legame con la città meneghina che da tempo lo ha adottato con calore e grande successo.

Ma cosa cucinerà per questa sera La Mantia?

Nella magica atmosfera del Giardino esaltato dagli allestimenti del catering Caffè Scala con la collaborazione di Margherita Palli, la scenografa dell’opera che firmerà  alcuni complementi d’arredo ispirati alla Rivoluzione francese.

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La Mantia nei giorni scorsi ha svelato di essersi ispirato per il menù di questa sera alle ricette dei monsù , i cuochi delle famiglie nobili francesi emigrati nel Sud Italia dopo il 1789. Una cucina insomma che mixa i  sapori nostrani a quelli d’oltralpe, partendo dal riso con brodo di cappone e di caso fresco, marroni tostati e foglia di pane al sapore di finocchietto. Per secondo invece un falso magro di gallina, accompagnato da una ratatouille (che ricorda la sua meravigliosa e iconica caponata invernale).

Il dolce? Mini panettoni a forma di albero di Natale. Partner della cena Riso Gallo, Bellavista, Ferrarelle, Amedei e La Cimbali.

Ma per lo chef La Mantia gli impegni per il periodo natalizio non finiscono qui. Infatti da buon milanese ormai l’oste cuoco non si ferma mai e già da qualche giorno ha pubblicato sul suo sito il menù (squisito) per la cena della Vigilia di Natale e quello del buffet del 25 dicembre.

Ma Natale non è solo lavoro, ma naturalmente anche famiglia e tradizione, anche per lui, instancabile e sempre in movimento tra una cucina e l’altra.

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Come sarà il tuo Natale?

Il 24 sera sarò aperto e anche il 25 a pranzo. La sera del 25 raggiungerò Chiara (Maci) e la famiglia per festeggiare. A Capodanno invece starò chiuso, a differenza di come facevo a Roma.

Il Natale a tavola com’è?

Assolutamente tradizione. Timballo di anelletti, il buccellato, le fritture, l’arrosto panato. Piatti belli sostanziosi insomma.

Progetti per il 2018?

Io sono un po’ anomalo. Vivo alla giornata. Ho tantissime eventi e impegni, ma la mia priorità è il ristorante. E’ un luogo molto impegnativo, grande e ha bisogno di tanta cura e attenzione. Nel 2018 metterò a punto ancora di più questa nave.  La mia vita è a disposizione di questo progetto e delle tante persone che lavorano qui.

Un grandissimo in bocca al lupo al cuoco palermitano che ha incoronato la melanzana, che ha fatto scoprire ai milanesi la meravigliosa bontà della caponata e che ha rivoluzionato la cucina bandendo la cipolla.

 

 

 

 

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